Quando si affronta il tema dello “spopolamento” spesso si parla di chi parte, di chi va via, di chi fugge per trovare soddisfazioni personali e professionali, per crescere e fare esperienza. Altrove.

Orani ha il suo Ulisse, che lascia la sua Itaca per compiere il suo viaggio: Nivola. Mentre visitiamo il museo dedicato alla straordinaria opera di questo artista, mentre attraversiamo il paesaggio verso il Santuario di Gonare penso che del tema dello “spopolamento” da artista, vorrei indagare la prospettiva di chi resta e aspetta. Quella di chi come Telemaco ha un futuro condizionato dall’attesa, dall’assenza, dal vuoto lasciato da chi è partito, da chi è andato lontano. Telemaco combatte da lontano (spesso i suoi demoni e le sue paure). Resta, convive con il profondo desiderio di andare, ma alla fine resta. Resta e a volte cerca la fuga in maniera tragica e definitiva. Morendo.

Chi resta sono i figli di una comunità sempre più ristretta.

Chi resta è un cagnolino di nome Duke, che aspetta paziente i visiatori, i pellegrini per salutarli come se li conoscesse da sempre e li accompagna, li guida, li precede lungo il sentiero, perchè conosce ogni centimetro di quel terreno, gli alberi, i cespugli, le mucche, le pietre, che si incontrano lungo il percorso.

Conosce il respiro di Orani. Lui è il respiro di Orani. E’ lo sguardo di chi resta in attesa. Paziente. E’ Telemaco che legittima l’esistenza di Ulisse. La nostra esistenza che come artisti veniamo da lontano, dall’ altrove, a indagare questo paese.

Siamo stati a Orani in autunno e ora ci torniamo quasi in primavera. Ad attenderci un paese del quale ascolteremo il silenzio dell’attesa, il vento che attraversa spazi vuoti, ma anche le chiacchiere spontanee, le voci dei bambini, dei ragazzi, degli artigiani; osserveremo i corpi delle maschere e il paesaggio oltre la porta del santuario, spalancata sull’infinito, proiettato verso il mare.

Con un profondo senso di gratitudine per Orani, che come Itaca, che ci ha regalato il bel viaggio, senza di lei mai ci saremmo messi sulla strada.

Con un profondo senso di gratitudine anche per Duke.

C.

ph. Fabio Sau