Il progetto Escape, salpato da diversi porti del Mar Mediterraneo, è risalito lungo le arterie della media valle del Tirso per poi giungere nel paese di Orani.
Una ciurma di argonauti alla loro prima residenza artistica in paese.
Io li aspettavo e il loro arrivo, quella mattina fredda di novembre, mi ha letteralmente coinvolto e anche un pizzico travolto.
Vi chiederete il motivo di questa affermazione e per rispondervi ho scelto di utilizzare un racconto di Costantino Nivola.
Avete mai letto il suo breve racconto dal titolo “Mio fratello Peppe”?
Di questo suo racconto mi ha sempre colpito la parte in cui l’eroe, il fratello maggiore di Costantino Nivola, perde la testa e decide di lasciare il paese.
Si sente sprecato e decide, ormai sordo delle parole altrui, di emigrare.
Salpa e l’intero paese lo rimpiange.
Lui non si fa persuadere e solo dopo un breve lasso di tempo, sul ponte del maleodorante traghetto diretto in “Continente”, si rende conto che non è più tanto sicuro del suo gesto.
In paese, Peppe, era un eroe mentre per le strade della capitale, guardato con ostilità e sospetto, svanisce nell’indifferenza della folla.
Del racconto colpisce un passo in cui, credo, ci si possa rivedere qualsiasi emigrato, qualsiasi eroe di ieri e di oggi.
Non mi riferisco tanto alla frase “Quando sei arrivato?” – che gli rivolgono gli amici al ritorno in paese – quanto alla frase “Quando riparti?”.
Nel primo incontro con gli artisti coinvolti questo è emerso dal mio cuore.
Riemerge ogniqualvolta qualcuno giunge dal mare e inizia a raccontarmi di terre lontane, di opportunità, di incontri.
Al pari di Peppe Nivola e alle continue partenze e ritorni di Costantino Nivola, anch’io sono andato via per tanto tempo da questa terra.
Poi il ritorno, per casualità e per nostalgia, ma sempre accompagnato dalla solita domanda che di tanto in tanto, alla vista delle navi in arrivo, mi porgo: resto oppure parto?
I tre giorni di residenza sono stati spesi alla riscoperta del territorio.
Ci siamo ascoltati attorno al fuoco.
Le ragazze e i ragazzi coinvolti hanno curiosato tra le viuzze del paese, indossato mantelle in orbace e percorso sentieri inerpicandosi sulla cima del Monte Gonare.
Da quella cima abbiamo sperimentato il solletico e la voglia di spiccare il volo.
Da quella stessa cima abbiamo avuto anche la voglia di abbarbicarci alla montagna e di restare.

 

Luca Cheri